paolo musacchio
5/5
La chiesa è attestata in una lettera Apostolica di Papa Leone X del 25 aprile 1514 mentre il convento, che secondo G. Iusi fu ristrutturato nel 1602 o nel 1612, «era allora uno dei più Importanti e famosi della Calabria». Nel 1626 il sacerdote sanfilese e Cavaliere del Santo Sepolcro Don Aquilante Rocchetta fece costruire nel convento una cappella e vi fece collocare la statua in marmo della Madonna degli Angeli posta poi sull'altare Maggiore, e opera della scuola del Gagini. Francesco Cesario ha raccontato un aneddoto su questa statua. Dopo la peste del 1656 i rendesi vollero comprare e portare la statua a Rende, nella Chiesa della Madonna di Costantinopoli. La statua doveva essere trasportata da un carro al cui timone erano aggiogati dei buoi, sul quale venne caricata con grande fatica. Tuttavia la Madonna non volle saperne di lasciare San Fili: i buoi, malgrado i pungoli dei bovari e le sollecitazioni dei presenti, non si mossero. Più tardi, sebbene tirato da uno e poi da due paia di buoi, il carro rimase come inchiodato al suolo. Più volte i quattro buoi si rifiutarono di partire pertanto la statua fu scaricata e rimessa sull’altare e a Rende ne fu data solo una copia. Per onorare e tener sempre vivo il ricordo del sacro avvenimento fu istituita la fiera di Santa Maria che continua a svolgersi, a distanza di quasi quattro secoli, la terza domenica di agosto. All’inizio si svolgeva sul sagrato, durava un giorno e consisteva nella compravendita di animali e nello scambio di pecore, capre e maiali e nell’esposizione dei prodotti artigianali di San Fili, molto ricercati: serrature, cerniere piatte per infissi, chiodi, anelli incatenati, porte, campane. In seguito la fiera si ingrandì e fu deciso di farla durare tre giorni e di farla presso il ponte ‘e Picciune, dove tutte le botteghe del paese si trasferivano, perché ormai si vendeva di tutto. Si ammiravano spettacoli con riffe e benedizioni di buoi coperti da cascami di seta davanti alla statua della Madonna. La struttura del Convento appartenne dapprima alla confraternita dei frati minori e fu sede di un Convento di francescani osservanti riformati. Alla fine del Seicento la cappella dedicata a Sant’Antonio venne concessa alla famiglia Miceli. Con l’arrivo dei francesi nel Regno di Napoli, il convento venne soppresso. Nel 1812 il fabbricato ed il giardino vennero acquistati dal real demanio dal sacerdote sanfilese Don Francesco Mazzulli, il quale in poco tempo lo demolì lasciandone solo i ruderi, tra furenti polemiche. Una statistica del Ministero di Giustizia del 1864 riporta che «l’edificio era composto nella parte superiore da 10 stanze di cui 5 esposte a tramontana e 5 a mezzogiorno, le prime usate dai frati, le altre per la confraternita e per ospitare poveri e pellegrini. Nella parte inferiore figuravano 6 stanze di cui 3 esposte a tramontana e 3 esposte a mezzogiorno». Nel 1866 il Ritiro fu nuovamente soppresso e l’area dell’ex convento destinata a cimitero. Il 15 dicembre 1879 l’area venne ceduta dalla Provincia al Comune di San Fili. Un restauro della struttura fu effettuato ai primi del Novecento. Il 20 febbraio 1980, in seguito al terremoto, la Chiesa fu dichiarata pericolante e chiusa al culto per lesioni sui muri e nella volta, cadute di intonaco, di pietre, di tegole e cedimento dell'arco del portale. Il restauro fu completato nel 1996 tuttavia la statua di Sant’Antonio, alcuni arredi sacri e due pulpiti in legno azzurro del Seicento sono stati rubati. Un dipinto (La Deposizione) e varie suppellettili furono asportate nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1975 da ignoti; altre sono state rimosse per timore di nuovi furti. Si possono ancora ammirare i confessionali, il vecchio organo, un bellissimo Crocifisso processionale di autore ignoto, tutti del Seicento, alcuni dipinti La Deposizione nel Sepolcro dell’artista rendese Santanna (1798) e altri di artisti poco studiati e identificati, come “La Madonna con Sant’Antonio da Padova” e, sullo sfondo, il borgo di San Fili.